Il dipendente privato che lascerà il lavoro nel 2040 prenderà solo il 52,4% dell’ultimo stipendio
Lo studio Censis-Unipol
La pensione dei giovani? Sarà di un quarto più leggera..
Il dipendente privato che lascerà il lavoro nel 2040 prenderà solo il 52,4% dell’ultimo stipendio
MILANO – Oggi sono due terzi, domani sarà solo la metà. E’ il rapporto tra il primo assegno previdenziale del neopensionato e il suo ultimo stipendio: una percentuale destinata a scendere pesantemente nel corso degli anni e ad essere solo parzialmente sostituita dalle (eventuali e naturalmente a pagamento) polizze integrative. Le stime, decennio per decennio, sono riportate in un nuovo studio nato dalla collaborazione tra Censis e Unipol. Il dipendente privato che è andato in pensione nel 2008 – per esempio – ha incassato una pensione che vale il 68,7% dell’ultima retribuzione. Suo figlio, invece, quando lascerà il lavoro nel 2040 prenderà solo il 52,4% dell’ultimo stipendio.
Molto peggio andrà invece agli autonomi : artigiani e commercianti, tanto per citare due categorie, vedranno crollare il primo incasso pensionistico dal 67,9% dell’ultimo guadagno nel 2008 al 31,8% nel 2040. In altre parole, la quota perderà più della metà del proprio peso.
Per non parlare poi dell’età pensionabile, destinata a crescere sempre di più: Uno degli obiettivi della riforma delle pensioni è la promozione di una graduale equiparazione del trattamento pensionistico di uomini e donne. Entro il primo gennaio 2018 è infatti previsto che tutte le lavoratrici raggiungano un’età pensionabile di 66 anni pari a quella degli uomini e dopo il 2018 è previsto un graduale innalzamento (sulla scorta delle aspettative di vita) fino a 70 anni nel 2050 per tutti